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Tagliamoci le vene

Le cose più importanti della vita

into the wildSto scoprendo che le cose più importanti della vita non sono cose. Che i soldi possono aiutare, ma non fanno la felicità. E che anche se mi regalassero tutto l’oro del mondo, o anche il mondo intero, non lo cambierei mai con la vita che mi è stata regalata.

Mi rendo conto che ci sono cose che non si possono comprare: l’amore, la vita, la libertà, la salute, la felicità nostra e quella degli altri. E non possiamo fare granché per meritarcele. Possiamo solo accettarle come un regalo. Sono un dono più grande di noi, che non possiamo nemmeno esigere. Ci arriva gratis e senza poter fare granché per meritarcelo. Tutte le cose più importanti della vita sono gratis.

Sto cercando di impegnarmi a non giudicare, anche se non è facile riuscire a farlo. In fondo siamo tutti minuscoli atomi, tutti parte in un universo infinito. E il bello è che tutto l’universo è racchiuso dentro il nostro atomo. Sto provando anche a condividere le emozioni degli altri: essere felice per la loro gioia e triste per il loro dolore. Tornare poi a guardare la mia vita e constatare che la gioia è più grande di qualsiasi fatica.

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Il Bosco di Fede

La castità prima e dopo il parto, l’albero di Maria

Bosco di FedeNon esistono “istruzioni per l’uso” sull’essere genitori. Né su come essere mogli, mariti, compagni, o amanti. Ed è un bene, perché per fortuna non esiste il “genitore perfetto”, né il marito, la moglie o il compagno perfetto.

Sono rimasto impressionato dai tanti messaggi che mi avete mandato, con commenti e anche via mail, dopo il mio post sulla crisi sessuale che una coppia può vivere dopo l’arrivo di un figlio. Così come dopo avervi raccontato la crisi di Anna, che, nonostante l’arrivo del gnappo, in certi momenti si sente “come un barattolo vuoto”.

Ognuno ha la sua storia, le sue gioie, difficoltà, speranze, momenti felici o bui. Raccontarli e condividerli fa bene. Scrivere aiuta a mettere in ordine le idee, a guardare i problemi con un po’ più di lucidità. Questo l’ho provato sulla mia pelle. Ricevere pareri e consigli, magari da chi ha passato momenti simili, può aiutare a superarli. Sapere che anche altri stanno vivendo o hanno vissuto quello che ci sta capitando. Che non siamo soli.

Ho pensato di inaugurare una nuova rubrica. Per condividere le storie di chi vorrà raccontarle. Uno spazio come la Spiaggia di Nina. Il mio vorrebbe un bosco, dove passeggiare insieme, parlare lungo il sentiero, riflettere, raccontarci le gioie e le difficoltà della vita di coppia e della vita da genitori. Ognuno, se vuole, può piantare un albero: storie di vita familiare che spesso si fa fatica a raccontare agli altri. Un po’ per vergogna e un po’ per la paura di essere giudicati o non essere capiti.

Il primo albero lo ha piantato Maria. In un mondo ipersessualizzato come il nostro, forse il vero tabù è parlare di castità matrimoniale. Ecco la sua storia:

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Pensieri di un papà

Come un barattolo vuoto

barattolo vuotoAlla fine abbiamo vuotato il sacco. Provando a togliere il sassolino che rischiava di diventare il primo mattone di un muro. Mi sono armato di pazienza e ho cercato di chiarire. Sono partito con quanto successo l’ultima volta, perché la questione, tra una cosa e l’altra, non era stata più affrontata.

Ho messo il gnappo a dormire e l’ho raggiunta a letto, nonostante avessi altre cose da fare. Dopo la mia analisi dei fatti, lei è scoppiata a piangere, tirandosi le lenzuola sul viso, per asciugarsi le lacrime e per nascondersi. Sinceramente non mi ero accorto prima che qualcosa non andasse. Sì ok, c’era la routine che non aiuta, la stanchezza cronica, le notti “movimentate”. Ma c’è anche tanta gioia a stare con il gnappo, a giocare con lui, nel vederlo crescere.

Ma tutto questo evidentemente non basta. Da quando lei è rimasta incinta dice di essere cambiata. “Tutti cambiamo”, le ho detto io. Ma questo cambiamento evidentemente non l’ha ancora accettato. Il gnappo è nato due anni e mezzo fa e a lei sembrano “passati 10 anni”. Si sente stanca, si vede brutta, non si piace più, non si sente più libera come prima.

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Sesso, questo dimenticato

Sesso dopo un figlio, come risolvere la crisi

lisistrataCredo che il sesso tra due persone che si amano sia una parte importante della loro relazione. Non l’unica e non la principale, ma comunque importante. Io non so se in tutte le coppie succeda, ma dopo un figlio l’intesa sessuale cambia. E molto.

All’inizio, nei primi mesi di conoscenza tra due persone si tende a fare solo quello. E’ fantastico, ma la carica dirompente che ha il fare l’amore rischia di mettere in secondo piano altre cose altrettanto importanti. Bisognerebbe dare spazio anche ad altro, soprattutto al dialogo, anche senza sesso.

Poi ti conosci, vai a vivere insieme, e dopo un po’ di anni non c’è più la novità dei primi tempi. Di quando ti trovavi a casa di lui/lei per fare le cenette a lume di candela prima di lasciarti andare tra le sue braccia. La situazione diventa meno romantica: dormi tutte le sere insieme nello stesso letto, da lì ti svegli tutte le mattine per andare al lavoro. Lui (o lei) russa, si muove tra le coperte, magari parla nel sonno e ti sveglia. Il sesso c’è ancora, ma meno rispetto ai primi tempi. Però si scoprono e si apprezzano tante altre cose che vanno a consolidare la coppia.

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Pensieri di un papà

Com’è andata a finire?

errare è umanoMi sono accorto che ho alcuni post in sospeso. Della serie, “ma poi, com’è andata a finire?”.

Glutine o non glutine?
Partiamo dalla celiachia del gnappo. Abbiamo finalmente i risultati degli esami. Negativo! (Hola sulla sedia!). I valori di riferimento della transglutaminasi e dell’endomisio (altri due termini da aggiungere al mio vocabolario) sono nella norma, quindi, al momento, pericolo scampato.

Il nano non è celiaco, mettiamoci l’anima in pace. E ringraziamo… E’ piccolino di suo, mangia ad minkiam, quanto e quando vuole lui (poco di solito) e quindi mettiamocela via. Se ha rallentato la crescita dopo lo svezzamento amen, l’importante è che comunque cresca. In fondo anche suo nonno materno è sempre stato piccolo da bambino. E adesso è un omone di 1 metro e 80. Dall’emocromo il gnappo aveva solo i linfociti e altri anticorpi sballati. Ma il pediatra ci ha detto che è normale. Se lo dice lui…

Ma i fedifraghi?
Altra storia in sospeso è quella dei miei colleghi ed ex colleghi fedifraghi. Com’è andata? Mah, dei primi, non essendo con loro molto in confidenza non ho chiesto nulla. Però so solo che hanno preso le ferie nello stesso periodo, dicendo però che non andavano via insieme. Certo e noi ci crediamo.

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Pensieri di un papà

Il Papa, il matrimonio e le camicie stirate

camicie stirateIeri il Papa era ad Assisi. Francesco nella città di San Francesco. Ormai ci siamo quasi abituati al suo modo di fare e non ci badiamo più ai “buona domenica e buon pranzo”, al suo andare in mezzo alla gente, alle sue prediche semplici e dirette, come se fosse un semplice prete di campagna. Sembra che questo Papa ci sia da sempre. E questa sensazione secondo me arriva dalla sua forza comunicativa, dal suo carattere e dalla sua fede. E’ sicuramente una bella persona.

Ieri, nel suo giro, ha parlato anche ai giovani, e ha risposto a una domanda specifica su matrimonio e famiglia. La battuta ai 30enni che non si vogliono sposare “dico alle mamme di non stirargli più le camicie” non era male. Cioè, forse ci sembra scontato, ma un Papa che fa battute di questo genere in pubblico quando si è mai visto? Oh, questo mette d’accordo tutti, credenti e non credenti. E quando ricapita dalle parti di San Pietro uno così!

Ecco una delle sue risposte date ai giovani in Santa Maria degli Angeli. Mi sembrava carina e per questo la metto qui.

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Pensieri di un papà

Quando l’amore diventa 3D

matisse_ la danzaTi voglio bene, anche se meno di prima”. Gliel’ho buttata lì così, mentre ci stavamo dando la buonanotte, sul letto, prima di spegnere la luce. Il tono era scherzoso ovviamente. Ma quando dico le cose per scherzare un filo di verità c’è sempre. “Anch’io”, mi ha risposto lei. Ed era sincera. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo sorriso. Ma era un sorriso con un velo di preoccupazione. Perché lo sappiamo, che da quando è nato il gnappo la nostra relazione non è più come prima. Non so se è migliorata o peggiorata. So solo che è diversa.

Siamo entrambi più stanchi, il tempo per farci le coccole è difficile, quasi impossibile trovarlo. Il gnappo, giustamente, catalizza tutte le nostre energie. Quando eravamo solo noi, dopocena, ci mettevamo sul divano tranquilli. Non accendevamo neanche la tv. Ci davamo solo un sacco di baci. Adesso, quando siamo a casa, la routine è più o meno questa: cena, dopocena col gnappo, uno sparecchia e lava i piatti, l’altro lo fa addormentare. Il tutto dopo avergli cambiato il pannolino, visto che lui, puntualissimo, fa la cacca subito dopo la frutta. Un digestivo di merda insomma.

Quando finalmente il tato dorme, prima che inizino i suoi vari risvegli, lei lavora al pc, io studio o guardo la tv. Non sempre ovviamente, dipende se lei ha o meno da lavorare e io da studiare. Però capita abbastanza spesso. Quando ci mettiamo finalmente a letto, entrambi abbastanza provati (soprattutto se la notte prima è stata costellata dai tanti pianti notturni del gnappo) ci diamo la buonanotte e spegniamo la luce. Le volte in cui troviamo il tempo (e le forze) per farci un po’ di coccole sono sempre risicate. Spesso facciamo fatica anche a trovare il tempo per raccontarci la “to do list” del giorno dopo.

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Pensieri di un papà

Vieni a ballare in Puglia

alberobello trulliTornati. Tutto bene. Matrimonio, vacanze annesse, ritorno a casa. Sani e salvi, riposati al punto giusto e contenti. Abbronzati poco, visto che di sole non ne abbiamo preso tanto. Nell’unico giorno in cui volevamo andare in giro per spiagge ci ha seguito la nuvoletta fantozziana e abbiamo dovuto ripiegare su un paio di mete alternative Gallipoli e Manduria. Ma del tour ci sarà tempo di parlare nei prossimi giorni, magari con un po’ di foto. C’è da dire una cosa invece: di solito, quando le vacanze finiscono, si è sempre giù di morale. Questa volta no. Perché ad aspettarci c’era il gnappetto. Che in una settimana dai nonni ha mangiato, dormito, giocato con i gatti e fatto dimagrire un po’ il nonno che gli stava dietro. Te pareva. Un santo, con loro.

Quando siamo entrati in casa non si aspettava di trovarci lì. All’inizio si è quasi spaventato vedendo salire dalla scala due loschi figuri provati da un viaggio di circa 8 ore tra macchina, aereo, navetta e treno. Ma poi, appena abbiamo messo piede in casa, era al massimo della gioia. Agitato ed esagitato. Con gli occhi che gli sorridevano. E anche la bocca ovviamente. Tanto felice che la notte, dopo una settimana di sonno quasi ininterrotto, è tornato ai suoi classici risvegli con pianto. Così, giusto per darci il benvenuto e farci capire che la vacanza era finita. Ma va bene così.

Quando eravamo andati a Firenze un week end di febbraio senza di lui, al nostro ritorno ci aveva accolti nella totale indifferenza. Freddo. Impassibile. Come si dice dalle mie parti, non ha fatto neanche una piega. Adesso invece feste a go go. Fosse un cane avrebbe scodinzolato a manetta con tanto di zampe addosso. E anche noi, dopo sette giorni senza di lui, non stavamo più nella pelle. In così poco tempo, come sempre, lui è così cresciuto che ancora un po’ e manco lo riconoscevamo. Un altro bambino. Che cammina spedito e ha cambiato ancora espressioni. Io ci ero abituato a dir la verità, le volte che Anna torna dai suoi per qualche giorno. Per lei invece era la prima volta. E finalmente ha provato la stessa sensazione. Che all’inizio ti lascia un po’ così. Ci devi fare l’occhio. Ma poi quando lo guardi bene, in ogni fossetta, lo riconosci e ti chiedi come sia possibile un’evoluzione così grande in così poco tempo.

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Pensieri di un papà

A cena come ad un cda

“…boh, cmq mi è sempre più chiaro perché spesso la gente si separa con figli piccoli. Il rancore è sempre dietro l’angolo”. Questa è la chiusa della mail di Anna di poco fa. Ci siamo scritti varie cose perché a casa ultimamente, non sappiamo perché, è difficile riuscire a trovare il tempo per parlare e dirci le cose.

Ieri ad esempio. Io torno a casa alle 8 e mezza di sera. Ceniamo con il gnappo vicino sul seggiolone che giustamente richiede un minimo di considerazione. Ci raccontiamo al volo (e in sintesi) com’è sono andate le nostre giornate. Poi ci mettiamo a parlare dell’ormai (quasi) unico argomento di conversazione: la “to do list”.

Le cose urgenti da decidere ieri erano: che spesa fare per il rinfresco del battesimo e che regalo fare a una mia amica che ci ha invitato a quello di sua figlia, ma al quale non riusciremo ad andare. Nel frattempo mi chiama mia mamma, un conoscente che non vedevo da tempo e metto a letto il gnappo. Ci mettiamo a fare le bomboniere (ho fatto anche le foto, sono abbastanza orribili). Poi lavo i piatti e lei lavoricchia al computer. Vado a letto verso mezzanotte e mezza. Lei viene a letto dopo due ore.

Stamattina il gnappo si sveglia alle 6.50. Lo mettiamo a letto con noi per farlo tirare ancora un po’, ma niente. Non c’è verso. Dopo un’ora di pianti e continui risvegli ci alziamo tutti e tre. Io incazzato, Anna depressa.

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Maschi vs femmine

Toglietemi tutto, ma non le mie calze

Credo che l’uomo sia stato progettato per dormire da solo. Quando la scorsa settimana Anna è andata dai suoi col gnappo per un paio di giorni mi sono sparato delle dormite record, tipo 11 ore di fila. Il lettone è bellissimo, ma ogni tanto invidio chi dorme in letti separati.

E’ da quasi tre anni che convivo. Anzi, che con-dormo. Dopo l’entusiasmo dell’inizio, cioè quella fase in cui ti addormenti abbracciato, ti risvegli abbracciato e anche la fiatella mattutina del tuo partner ti sembra essenza al muschio bianco, ogni tanto apprezzo anche il dormire da solo.

Sia chiaro, io sono fortunatissimo. Anna non russa, quasi quasi di notte non respira, e nel letto si muove pochissimo. Quindi è come se dormissi da solo. Ogni tanto si gira e mi tira le coperte, vabé. Ogni tanto mi viene addosso perché ha freddo. Ogni tanto si dimentica di disattivare la sveglia anche quando potremmo dormire. Ma a parte questo è davvero un’ottima compagna di letto che non cambierei con nessun’altra al mondo. Non credo lei possa dire lo stesso viste le mie continue piroette notturne.

C’è però un’abitudine che ho dovuto modificare da quando dormiamo insieme. Quella delle calze. Io adoro dormire con il pigiama e le calze. Era la mia coperta di Linus, uno dei piccoli piaceri della vita. Niente gocce di Chanel come Marylin. Niente perizomi tigrati senza altro addosso. No, io ho freddo. Io ho bisogno del pigiama. Estate e inverno. E delle calze, addirittura infilate sopra il pigiama perché non mi si tolgano.

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Pensieri di un papà

Uomini che odiano le donne

Ci risiamo. Un’altra storia di coppia che scoppia. Mi sento di scriverla per due motivi. Il primo è per una sorta di “effetto catartico” come per chi va a vedere i film drammatici al cinema e spera che non gli capitino mai nella vita. Il secondo è perché scrivendo si elaborano meglio le cose e riflettere un po’ su certi argomenti non fa mai male.

Ho appena sentito al telefono una mia grande amica. Suo fratello Giovanni (37 anni) ha lasciato in tronco ad aprile la moglie (32 anni) e i loro due bimbi, una femmina di quattro e un maschio di due. Sono sposati da sette anni e si conoscono da dieci. Lui non è un mio amico, ma conosco molto bene la sua famiglia (i suoi genitori in particolare). Persone ottime, famiglia eccezionale. Così come eccezionale dev’essere stata la famiglia che Giovanni ha messo in piedi: una moglie intelligente e due figli bellissimi.

E niente, lui ad aprile inizia a sparire nel week end per “impegni lavorativi”. Le cose tra lui e sua moglie già non andavano bene. Poi un fulmine a ciel sereno: lui di punto in bianco lascia la famiglia e va a vivere a casa di una sua collega più vecchia di lui (42 anni) con cui ha una relazione.

Da lì è iniziata una lotta continua con chi gli vuole bene. In primis con la moglie che lui non vuole più vedere. L’ha mandata in vacanza da sola con i figli e quando li va a trovare a casa non vuole che lei stia lì con loro. E poi con i suoi genitori che nel giro di sei mesi sono invecchiati di colpo di 10 anni. Il padre, saputa la cosa, lo ha ovviamente insultato fin che ne sapeva e lo ha disconosciuto e la madre che si chiede tutti i giorni dove ha sbagliato nell’educare quel figlio (ormai 37enne). Nel mezzo c’è la sorella (la mia amica) che mi ha raccontato la storia sconvolta. Insomma, un inferno. Un incubo per tre famiglie intere (la sua e le due di origine).

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Pensieri di un papà

Quando la coppia non scoppia

Riprendo a scrivere dopo due giorni di pausa. Non pensavo che il post sulla “coppia-scoppiata” avesse questo effetto. In questi due giorni ci ho pensato molto. Credo che il potere “destabilizzante” di quella storia sia la sua assoluta “normalità”. Pensare che, come è capitato a loro, possa capitare a tutti. E’ la cosa che ha fatto paura anche a me.

Ho riflettuto, anche dopo aver letto tutti i commenti che sono stati uno spunto prezioso. Alcuni spaventati, come me quando ho sentito la storia dalla voce del diretto interessato la sera prima. Altri più rassegnati. Altri ancora fiduciosi.

Credo che ogni coppia abbia le sue dinamiche, che solo chi le vive in prima persona può conoscere. E a volte neanche chi le vive riesce a conoscerle e capirle fino in fondo. Pretendiamo infatti di conoscere la persona con cui viviamo, ma, a volte, facciamo fatica anche a conoscere noi stessi. Bisogna avere fiducia nell’altro e affidarsi a lui/lei, così come bisogna avere fiducia in noi e affidarci a noi stessi.